La sposa
10 gen 2022
Diciassette racconti che costituiscono un unico flusso di pensieri sul presente e celebrano l’incessante amore per la vita
Non è stato semplice scegliere con quale libro inaugurare questo 2022, iniziato in modo già così complicato. Ripensando alle mie ultime letture, mi è arrivato in soccorso La sposa di Mauro Covacich (Bompiani, 2016). Attraverso diciassette racconti – in cui si fondono autobiografia, storie vere e finzione narrativa – l’autore riesce a mostrarci tutto il desiderio d’amore, celato spesso da cinismo e crudeltà, di cui è vittima il genere umano.
La sposa del titolo è Pippa Bacca, un’artista famosa soprattutto per la sua performance itinerante Spose in viaggio che aveva lo scopo di promuovere la pace e la fiducia nel prossimo attraversando, in autostop e con indosso un abito da sposa, 11 paesi oppressi dalla guerra. È la protagonista dell’episodio di apertura, nel quale si avvertono subito la caducità dell’esistenza e l’importanza di vivere nel tempo presente che caratterizzano l’opera.
Ogni racconto rappresenta un importante spunto di riflessione su argomenti di vario genere: ben 5, identificati dal sottotitolo (i miei non-figli), trattano la tematica della genitorialità negata. Tutte le storie sono legate da un filo conduttore, costituito non solo dagli argomenti riproposti ma anche dai medesimi personaggi che fanno capolino da un aneddoto all’altro.
La lettura di questo libro mi ha regalato delle emozioni totalmente inaspettate. Generalmente, quando le mie aspettative vengono disattese tendo a essere delusa; invece, ho accolto positivamente la sensazione di incredulità che ogni storia mi ha lasciato, inducendomi a riflettere sull’assurdità della vita. Perché, contro ogni previsione, le vicende più paradossali sono proprio quelle tratte da fatti di cronaca.
| Autore | Mauro Covacich |
|---|---|
| Editore | Bompiani |
| Collana | I Grandi Tascabili |
| Anno edizione | 2016 |
| Stato di lettura | Finito |
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Confesso che, a tratti, la lettura mi è risultata difficile: alcune scene, infatti, vengono descritte in modo così vivido nella loro crudezza da avermi provocato assoluto ribrezzo. Era proprio questa l’atmosfera che l’autore voleva ricreare ma, nonostante il tema trattato sia piuttosto macabro, egli è riuscito a comunicare tutto l’amore per la sua terra d’origine.
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8 ago 2021
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1 dic 2022
Un esordio letterario intriso di pura comicità, capace di rendere il mondo della pornografia più umano che mai
Gran parte delle persone che intraprendono un percorso di studi lo fa perché ha particolari ambizioni riguardo al proprio futuro lavorativo. È cosi anche per Fabio, il protagonista di Una posizione scomoda di Francesco Muzzopappa (Fazi, 2013), che dopo essersi diplomato al Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma vorrebbe, chiaramente, lavorare nel mondo del cinema. Ha anche un copione nel cassetto, Il cielo di piombo, e spera che prima o poi qualcuno lo produca.
Ma quel momento tarda ad arrivare e perciò, quando al Milano Film Festival conosce Romina, cede alla tentazione di guadagnare 1300 € al mese (più bonus) e accetta la sua proposta di lavoro come sceneggiatore. Cosa c’è di strano? Vi chiederete voi. In fondo era proprio quello il suo sogno, lavorare nel mondo del cinema. Be’, non vi ho ancora detto che Romina è una transessuale che dirige la Starlette, una casa di produzione cinematografica porno.
È così che Fabio, una promessa del cinema italiano secondo registi del calibro di Amelio e Sorrentino, inizia a scrivere sceneggiature a luci rosse attingendo al filone “citazionista”, ovvero parodiando i titoli dei film più famosi (del tipo Il profumo del maschio selvatico o La sporca donnina). Ai suoi ex compagni di corso e ai genitori, soprattutto, lascerà credere di essere un autore di testi teatrali che continua a respingere tutte le proposte di lavoro che gli vengono offerte dai produttori delle fiction televisive di maggior successo.
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