Favole e leggende del Giappone
Autore | Claudius Ferrand |
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Curatore | Annarita Tranfici, Giuseppina De Vita |
Editore | ABEditore |
Collana | Piccoli Mondi Plus |
Anno edizione | 2021 |
Stato di lettura | Non iniziato |
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28 nov 2021
Due uomini e il loro sogno da realizzare nell’America della crisi economica degli anni ‘30
“I migliori progetti di topi e uomini” è un verso di una poesia di Robert Burns, poeta scozzese settecentesco. Da queste poche righe nasce Uomini e topi di John Steinbeck, una storia pensata per un pubblico che non sa né leggere né scrivere proprio come i due protagonisti, braccianti della California negli anni ’30, e che diventerà un grande classico della letteratura internazionale.
George Milton e Lennie Small sono due vagabondi che si guadagnano da vivere lavorando nelle varie fattorie del paese. Lennie è grande, grosso e forzuto, tutte caratteristiche che lo rendono un perfetto bracciante, ma è affetto da un ritardo mentale; dal canto suo, invece, George è piccolo e mingherlino ma furbo e intelligente.
Il legame tra i due protagonisti è la vera forza del romanzo. Nonostante le loro personalità siano così diverse, a tratti opposte, entrambi hanno un sogno di libertà che li accomuna: comprare un pezzo di terra da coltivare per poter abbandonare finalmente il lavoro di braccianti e vivere assieme a tanti animali, dei quali Lennie potrà prendersi cura.
L’autore avrebbe potuto scegliere di concentrarsi sulle peculiarità dei due protagonisti, magari sottolineando gli aspetti comici di esse; invece, il quadro storico e sociale in cui questi personaggi vengono inseriti li rende tragici, e quel senso di dolore, inadeguatezza e impotenza che pervadono il contesto narrativo rendono questo romanzo un classico intramontabile della letteratura internazionale.
Due curiosità riguardanti la traduzione italiana del titolo (Of Mice and Men): 1) fin dalla prima edizione del 1938, tradotta da Cesare Pavese, l’ordine dei sostantivi viene invertito in Uomini e topi, appunto; 2) la Bompiani, unica casa editrice ad aver distribuito il libro, ritenne che l’of non dovesse essere reso come complemento d’argomento (a differenza, ad esempio, della traduzione francese, spagnola e tedesca) in quanto nei versi di Burns introduceva un complemento di specificazione.
9 feb 2022
Un sentimento assoluto e devastante trascina il protagonista in un incubo interminabile
Quando ho terminato di leggere Un amore senza fine di Scott Spencer non ho avuto difficoltà a capire perché è stato tradotto in venti lingue e apprezzato, fin dalla pubblicazione, da milioni di persone. L’idea di base è quella di un amore adolescenziale che, tipicamente, tende a far esasperare qualunque sensazione o stato d’animo. Dunque, se a scrivere questa storia fosse stato qualcun altro, probabilmente avremmo letto uno dei tanti young adult che ci sono ora in circolazione. Invece, fin dalla prima pagina ci rendiamo conto che non si tratta di nulla del genere.
David Axelrod è la voce narrante del romanzo. Diciasettenne di Chicago, è follemente innamorato della coetanea Jade Butterfield: quando i genitori di lei, preoccupati che il rapporto con la figlia sia diventato troppo morboso, gli impediscono di vederla, è talmente accecato dal dolore da decidere di dare fuoco alla loro casa. Sarà l’evento scatenante che darà il via a una serie pressocché interminabile di inganni, sotterfugi e bugie che impediranno al nostro protagonista di ritrovare la pace.
Non ho empatizzato con il personaggio di David. Quello che lui definisce “amore” per me non è altro che un’ossessione che gli fa perdere totalmente la lucidità e gli impedisce di distinguere ciò che conta davvero. A maggior ragione, non sono riuscita ad apprezzare Jade. L’immagine di lei che ci viene restituita è quella elaborata da David; di conseguenza, non è assolutamente attendibile. Perfino lei stessa non riesce ad attribuirsi tutto il valore che le dà l’innamorato e, in effetti, ne ha ben donde.
Dunque, per quale motivo mi sento di consigliare questo libro? Certamente per la maestria e dovizia di particolari con le quali viene narrato anche l’episodio apparentemente più insignificante e che, invece, si rivela assolutamente funzionale allo sviluppo dell’intera vicenda. Le emozioni di David, l’arrovellarsi del suo cervello, ogni sua più piccola azione, vengono scandagliati in modo tale da avermi lasciarmi stupefatta a ogni pagina.
Con l’ausilio di tali mirabili espedienti narrativi, l’autore ci guida attraverso un groviglio di sentimenti mostrandoci la loro forza che, nella sua assolutezza, può condurre persino all’autodistruzione.